Fratture dopo una brutta caduta. Caro dottore, ci dica lei che cosa dobbiamo fare

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Più o meno ognuno di noi ha avuto modo (purtroppo) di saggiare la durezza dell’asfalto. Capita alle volte che da alcune cadute se ne esca (letteralmente) con le ossa rotte. Per rimettere tutto a posto e tornare in sella si può accelerare il recupero con un intervento chirurgico. Abbiamo parlato con Gaetano Daniele, storico medico di team professionistici.


Se non vi è mai capitato di cadere mentre andate in bicicletta ritenetevi non fortunati, fortunatissimi… Semmai foste scaramantici toccate ferro, se peggio ancora siete superstiziosi, beh, appellatevi ai vostri rituali.

Ogni volta che si sale su una bicicletta, volente o nolente, incorrere in una caduta resta sempre tra le cose che possono accadere, per quanto fortunatamente con possibilità relativamente remote. Di quanto? Fate il conto di tutte le volte che siete usciti a pedalare e delle volte che siete andati in terra, e avrete grossomodo il vostro bel dato statistico. Succede raramente per fortuna, ma è quasi inutile ricordare che i pericoli ci sono e va sempre usata la massima prudenza.

Si fa poi sempre un gran parlare riguardo i frequenti capitomboli dei ciclisti nelle gare, spesso forieri di conseguenze anche molto serie. E soprattutto delle loro cause, che vanno individuate nelle alte velocità di marcia (sicuramente) ma anche nella concitazione di un plotone in movimento a tutta birra. Laddove proprio le velocità più sostenute danno meno margine in termini meramente temporali a interventi correttivi di traiettoria, frenate, schivate e così via.

Rischi e benefici delle bici moderne

Una piccola parentesi la meritano le biciclette. Quelle di oggi sono più pericolose di quelle di una volta? L’argomento è molto complesso e non può essere riassunto qui, ma chi pedala da qualche annetto a questa parte potrà dribblare elegantemente la domanda dicendovi che da sole non causano certo loro le cadute. Ma neanche aiutano chissà quanto ad evitarle rispetto a quelle di prima.
I motivi? Ci sono le ruote ad alto profilo, sagome aerodinamiche e dall’elevata “portanza”, posizioni delle mani e assetti alle volte azzardati… Elementi che non si sposano poi tanto con il massimo controllo. Soprattutto se si vogliono imitare i professionisti senza però disporre, nell’ordine, dei loro skills di guida, delle strade libere da auto e con molti meno ostacoli e insidie.


E infine della loro lucidità, visto che loro lo fanno per mestiere e gli amatori no. Disporre ancora della necessaria reattività e di riflessi fulminei dopo quattro ore di sforzi anche intensi non è da tutti. E infatti loro sono dei professionisti.
Le bici moderne però pareggiano il conto della sicurezza rispetto a quelle dei tempi andati grazie ai fondamentali freni a disco e alle ancor più fondamentali gomme dalla sezione ampia: Che se regolate alla pressione giusta tengono meglio la strada, e assorbono tutte quelle microsconnessioni che fanno perdere contatto col terreno e possono portare a situazioni sgradevoli da gestire. Due contributi non da poco. Come si suol dire, uno a uno e palla al centro.

Comunque può capitare di cadere, per questo occorre stare sempre molto attenti quando si pedala. Cavarsela con qualche abrasione e un paio di lividi è il minimo sindacale. Il vero incubo è rompersi qualcosa. Perché ci si fa male in maniera seria, e i tempi di recupero sono tutt’altro che brevi, con conseguenze dirette e deprimenti nella vita di tutti i giorni.

Il punto di vista del dottor Gaetano Daniele

Nei nostri pezzi abbiamo parlato di quelle più diffuse, affidandoci alle parole del dottor Gaetano Daniele, da quaranta anni nel mondo del ciclismo. Con lui abbiamo diviso le tipologie per zone del corpo.

Quella superiore include clavicola e scafoide, che sono più frequenti ma fondamentalmente portano poi a conseguenze più gestibili nel lungo periodo. Ecco qui la nostra chiacchierata con il dottor Daniele, che ci parla di questi infortuni e dei tempi di recupero: https://www.quicicloturismo.it/2025/03/08/fratture-in-bici-cure-e-recupero-clavicola-e-scafoide-le-parti-piu-a-rischio/.

Quelle della parte inferiore, femore e bacino, sono relativamente più rare ma il guaio che generano è immensamente più preoccupante e la riabilitazione assume, se possibile, un’importanza ancora maggiore. Questo perché riguarda alcune delle parti direttamente interessate dal movimento della pedalata. Potete leggere a questo link l’intervista al dottor Daniele ci ha parlato dei fastidi che questi incidenti possono provocare, e delle lunghe riabilitazioni a cui costringono: https://www.quicicloturismo.it/2025/03/09/fratture-in-bici-cure-e-recupero-per-bacino-e-femore-i-tempi-si-allungano/.