Quando si parla di postura, si pensa anche alla “storia” del ciclista. Gli infortuni e gli acciacchi che si accumulano nel corso degli anni rappresentano infatti un aspetto importante per comprendere come la biomeccanica si debba adattare alle nuove esigenze fisiche di un ciclista. Prendiamo come esempio Domenico Pozzovivo, un ciclista che ha dovuto fare i conti con numerosi infortuni nel corso della sua carriera. Questi traumi, inclusi quelli derivanti da cadute, non solo hanno avuto un impatto immediato sulla sua capacità di prestazione, ma hanno anche influito sulla sua postura e sulla biomeccanica in sella. Tali infortuni possono portare a un’evoluzione della postura del ciclista, con la comparsa di problematiche ricorrenti, specialmente in zone particolarmente sensibili come la schiena e il bacino.
Gli infortuni, se ripetuti o gravi, alterano inevitabilmente l’allineamento naturale del corpo. I ciclisti che, come Pozzovivo, hanno subito traumi nel corso degli anni, spesso sviluppano compensazioni posturali per proteggere le zone danneggiate. Ad esempio, una frattura al femore, un trauma alla colonna vertebrale o un infortunio al ginocchio possono modificare, anche se in maniera lieve, la posizione del bacino o della colonna vertebrale, influenzando la distribuzione del peso e l’assetto generale. Questi adattamenti, purtroppo, sono spesso inevitabili, ma possono generare un ulteriore stress su altre aree del corpo non direttamente colpite dal trauma iniziale.
Postura: si parte sempre dalla regolazione della sella
In questi casi, il lavoro del biomeccanico diventa essenziale. Il suo ruolo è quello di modificare l’assetto della bicicletta in modo da ridurre il carico sulle zone più critiche, come la schiena e il bacino, che sono spesso le più vulnerabili dopo un infortunio. La personalizzazione della posizione in sella è fondamentale per permettere al ciclista di continuare a pedalare senza aggravare i problemi fisici preesistenti. La regolazione della sella, ad esempio, è una delle prime modifiche da considerare. Se la sella è troppo alta o troppo bassa, può aumentare la pressione su ginocchia o schiena, specialmente in presenza di muscoli o articolazioni già debilitati da traumi. Un biomeccanico esperto sa come ottimizzare l’altezza e l’inclinazione della sella per migliorare la distribuzione del peso e ridurre la sollecitazione sulle zone vulnerabili.

Anche la posizione del manubrio e dell’attacco gioca un ruolo fondamentale. Per chi soffre di problemi al bacino o alla schiena, una posizione del manubrio troppo bassa potrebbe aumentare la flessione del busto, mettendo ulteriore pressione sulla colonna vertebrale. Regolando il manubrio in modo da favorire una posizione più eretta, il biomeccanico può ridurre la sollecitazione sulla colonna e favorire un movimento più fluido delle gambe, limitando il carico sulle articolazioni lombari.
Anche l’angolo delle pedivelle può essere regolato per ottimizzare il movimento muscolare. Modificare l’angolazione delle pedivelle o la loro lunghezza aiuta a migliorare l’efficienza della pedalata e a ridurre l’affaticamento, soprattutto in zone particolarmente vulnerabili. La biomeccanica, quindi, deve lavorare per alleggerire l’impatto del movimento e ottimizzare l’uso dei muscoli.