Il cuore dell’Asia Centrale è stato il palcoscenico di un’avventura indimenticabile per Maurizio Radici e Mariachiara Salvi. Un viaggio in bicicletta attraverso le terre selvagge del Tagikistan e del Kirghizistan. Un viaggio che ha lasciato un segno indelebile nei loro cuori.
Un aspetto cruciale di questa impresa è stato l’assetto delle borse (qui la linea Adventure) utilizzate da Maurizio e Mariachiara. Entrambi hanno scelto un assetto ibrido di GIVI. Per le borse posteriori hanno scelto le Junter della linea Experience. Sono state utilizzate per riporre vestiti, cibo e attrezzature per il campeggio, con un’attenzione particolare alla resistenza e alla capacità. Le borse anteriori (manubrio e forcella) sono ideali per accessori di uso frequente come mappe, snack e strumenti essenziali. La frame bag ha ospitato attrezzi e oggetti personali.
Questo assetto ha garantito la massima efficienza e un equilibrio ottimale durante l’attraversamento di terreni difficili, dai sentieri rocciosi della valle Bartang alle strade sconnesse verso Karakul. L’esperienza ha dimostrato come l’attrezzatura giusta possa fare la differenza in un viaggio così impegnativo.
Un viaggio da sogno, dal Tagikistan verso Osh
La partenza da Dushanbe, capitale del Tagikistan, è stata l’inizio di una storia ricca di sfide e meraviglie. La città, con i suoi edifici monumentali e l’atmosfera rilassata, ha offerto un’ottima base per prepararsi al viaggio. Da qui, il percorso è iniziato a Kulob, dove la prima giornata si è rivelata intensa, tra salite impegnative e l’incontro con la calorosa ospitalità locale.
Nei primi quattro giorni in Asia Centrale, il viaggio ha seguito il corso del fiume Panj, tra temperature estreme che hanno raggiunto i 47°C e strade impegnative. Gli incontri con la gente del posto e altri viaggiatori hanno arricchito l’esperienza. Nonostante le difficoltà, la bellezza del paesaggio e i momenti di solidarietà hanno reso ogni fatica più leggera.
Un’alluvione ha costretto Maurizio e Mariachiara a cambiare itinerario, scegliendo la selvaggia e meno battuta Bartang Valley. Questo cambiamento ha portato nuove sfide ma anche straordinarie scoperte, con panorami unici e incontri indimenticabili con le comunità locali. I villaggi remoti, le strade sterrate e gli imprevisti hanno creato un mix perfetto di emozioni e resilienza.
Dopo una sosta a Ghudara per risolvere i permessi di ingresso in Kirghizistan, è iniziata una delle fasi più impegnative del viaggio. Tra guadi impetuosi, terreni impervi e condizioni fisiche estreme, la valle di Ghudara e il percorso verso Karakul hanno messo alla prova la determinazione dei ciclisti. Ogni fatica è stata ripagata da panorami spettacolari e momenti di ospitalità autentica, come l’incontro con un pastore che ha offerto loro un caloroso ristoro.
Verso il confine: venti gelidi e altitudine
Il percorso verso il confine kirghiso ha portato nuove difficoltà, tra cui i venti laterali e gli effetti dell’altitudine. A 4336 metri, il freddo pungente e la pioggia hanno reso le ultime tappe particolarmente dure. Tuttavia, l’arrivo a Sary Mogol ha regalato un meritato momento di riposo, con panorami di montagne innevate e yurte sparse nei pascoli.
A causa della dura prova fisica che l’attraversamento del confine ha comportato, è stato scelto di completare il tragitto verso Osh in auto. A Osh, il grande bazar ha offerto un ritorno alla civiltà, mentre la malinconia per la fine del viaggio si è intrecciata con la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza unica.
Questo viaggio in Asia Centrale è stato molto più di una semplice avventura in bicicletta. Maurizio e Mariachiara hanno esplorato i propri limiti, scoprendo una forza interiore nascosta nella fragilità. La bici, con il suo ritmo lento e immersivo, si è rivelata uno strumento di connessione con la natura e con se stessi. «Ogni mattina, nonostante la fatica iniziale, la sensazione di incertezza si trasformava rapidamente in fiducia. Questo viaggio mi ha insegnato che ho tutto ciò che serve per mantenere la traiettoria giusta per me», ha raccontato Mariachiara.