Negli ultimi anni, l’ultracycling ha conosciuto una crescita esponenziale, evolvendosi da una disciplina di nicchia a una vera e propria filosofia di vita. Non si tratta più solo di affrontare distanze estreme o dislivelli impressionanti, ma di mettersi alla prova in modo profondo. Superando i propri limiti fisici e mentali. In questa pratica, la competizione non è con gli altri, ma con sé stessi. E’ una sfida intima, un viaggio interiore che richiede coraggio, resilienza e una straordinaria forza di volontà.
Marco Nebbia, appassionato di ultracycling, ci ha raccontato come questo approccio abbia completamente cambiato la sua visione del ciclismo. Dopo un inizio nella mountain bike, segnato da difficoltà e da una carriera relativamente anonima, è stato il ritorno alla bici da corsa a riaccendere la sua passione. Nel 2020, durante la pandemia, Marco ha vissuto un momento decisivo. Un “click” che lo ha spinto a cercare sfide sempre più grandi. Da quel momento, ha iniziato a percorrere lunghe distanze, sfidando il suo corpo e la sua mente. Con imprese come l’Everesting e l’affrontare 10.000 metri di dislivello positivo in un’unica uscita.
Marco ci ha condiviso le sue emozioni riguardo a queste esperienze. «Esperienze che ti segnano – ha detto – e che ti fanno capire quanto conti la forza di volontà. Nel mio picco, essermi superato con l’ultimo Everesting di qualche mese fa, dopo il 2020, è stato un passo fondamentale. All’inizio, sono partito con uscite su distanze brevi, 100, 200, 300 chilometri, fino a realizzare delle galoppate di quasi 600 chilometri in due giorni. Come l’andata e ritorno per Vasto, San Giovanni Rotondo, Roma, e tante altre città. Per mia fortuna, i miei amici sono stati fondamentali e mi hanno spinto a non mollare. Vedere la gente sbalordita per quello che facevo mi dà una soddisfazione immensa, soprattutto quando si tratta dei miei amici. La gioia nei loro occhi per i miei successi mi riempie di orgoglio, mi ripaga della fatica, che mi dà una marcia in più anche nella vita quotidiana.”
Oltre a queste imprese, Marco ha intrapreso numerosi viaggi in solitaria, partendo dalla sua Civitanova Marche e raggiungendo città come Siena, Pescara, Foligno, Vasto, San Giovanni Rotondo e Roma. Ogni viaggio è stata un’occasione per esplorare i propri limiti, sia fisici che mentali, e per scoprire la bellezza dell’introspezione che solo l’ultracycling sa offrire. Queste esperienze hanno migliorato non solo il suo fisico, ma gli hanno permesso di vivere il ciclismo in modo diverso, molto più intimo e profondo. Per Marco e per tanti altri, l’ultracycling non è solo una disciplina sportiva, ma un percorso di crescita e di scoperta interiore, che porta a nuovi orizzonti, dentro e fuori il mondo del ciclismo.