L’Alsazia, nota anche come “Triangolo alemanno”, appare come un immenso giardino. Baciata dalla natura, con i suoi vigneti e le sue ricchezze culturali. Il paesaggio conserva tutto il suo interesse per gli amanti del pittoresco. Spesso i villaggi non sono altro che agglomerati di fattorie intorno ad un campanile. I paesini alsaziani curano comunque il loro aspetto, facendo fiorire finestre e balconi e presentando sempre al turista un volto sorridente.
In Alsazia impera il trilinguismo (francese, tedesco e dialetto alsaziano). Ma in realtà gli alsaziani non si esprimono in lingua madre tedesca né in “patois”, bensì in “haut allemand”, un dialetto del gruppo svizzero-tedesco parlato in Alsazia centrale e della regione di Baden. Derivante dal vecchio francone e dal renano, il dialetto alsaziano ha un carattere originale perché mischia parole francesi ed ha un’inflessione che secondo i puristi della lingua tedesca è “offensiva”. Il confine linguistico che lo separa dal francese non corrisponde alla linea delle creste dei Vosgi né ai limiti dipartimentali. A seguito dell’alternanza di diatribe storiche che hanno unito l’Alsazia ora alla Francia ora alla Germania, il francese ed il tedesco hanno di volta in volta beneficiato di un regime di favore, spesso imposti in maniera da eliminare la lingua del Paese sconfitto.
Alsazia: terra di birre e di vini
L’industria della birra, estremamente sviluppata a Schiltigheim, Hochenfelden, Obernai, Saverne e Strasburgo, utilizza il luppolo e l’orzo delle pianure della Bassa Alsazia. La produzione copre più della metà delle vendite nazionali. La viticoltura alsaziana, invece, è dedita quasi esclusivamente alla produzione di vini bianchi, dato che l’irradiazione solare e le temperature non sono sufficienti per portare a giusta maturazione le uve nere. La produzione annua si attesta attorno al milione di ettolitri. La panoramicissima “strada del vino”, 13 mila ettari di vigneti, si sviluppa tra Mulhouse e Strasburgo, alle pendici dei Vosgi.
Il clima locale è di tipo continentale, con inverni freddi ma estati ed autunni caldi e soleggiati. Le condizioni microclimatiche favorevoli sono determinate dalla catena dei Vosgi, che protegge la regione dai venti umidi provenienti dall’Atlantico. Le viti sono coltivate ad altitudini comprese tra i 200 ed i 400 metri. Il re dell’Alsazia è il Riesling, secco, fine ed aristocratico, ma esistono altri vini di grande pregio, come il Gewurztraminer, il Sylvaner, il Pinot (bianco, grigio e nero), il Muscat, lo Chasselas, l’Edelzwicker ed il Clevner.
Una vacanza in una regione termale
L’Alsazia porta un notevole contributo al termalismo francese. Capitale termale è Vittel, le cui acque erano conosciute anche dai Romani ma poi dimenticate, riscoperte nel 1854 grazie alla famiglia Boloumié. Fiorente industria di acque minerali. A Plombières si trovano invece ben 27 sorgenti calde, conosciute dai Romani, che amavano molto le sorgenti calde. Alcune arrivano persino a 80° gradi, utili per i malati di reumatismi.
Il massiccio dei Vosgi e i Ballons…
Il massiccio dei Vosgi, che si estende parallelamente al Reno per 170 chilometri, formato da rocce granitiche dalle forme dolci ed arrotondate, sovrasta la “fossa renana”. Il punto più alto è il Gran Ballon (o Ballon de Guebwiller), che svetta a m. 1424, seguito dall’Hohneck (1362) e dal Ballon d’Alsace (1250). Tra i Vosgi ed il Reno si stende la piana d’Alsazia, uno stretto corridoio mai più largo di 30 chilometri, ricco di frutteti e di vigneti. La struttura delle valli vosgiane è completamente differente da quella delle valli alpine o pirenaiche. Qui non ci sono salite lunghe 20 chilometri, e tantomeno 40, ma un’interminabile successione di creste.
Nei due dipartimenti dell’Alto e del Basso Reno si trovano così non meno di un centinaio di passi. E’ a sud, nell’Alto Reno, che s’incontrano le maggiori altitudini (Grand Ballon, 1424 metri). Le difficoltà sono invece create dal cumulo dei dislivelli che si affrontano compiendo un raid da queste parti. Esiste tuttavia un colle mitico, il Ballon d’Alsace, un colle che è entrato nella storia del Tour de France fin dal lontanissimo 1906. Quell’anno René Pottier lasciò una traccia indelebile, compiendo la scalata ad oltre 20 all’ora. Vero è che il Ballon d’Alsace non è un mostro. Dal versante più classico, quello di Saint-Maurice-sur-Moselle (540 metri), si raggiunge la cima (1171 metri) al termine di un’ascensione di 9 chilometri e mezzo. La pendenza media risulta del 6,5%. Nulla di trascendentale. Il Ballon d’Alsace merita tuttavia una visita, anche perché è facilmente inseribile in un raid comprendente altri graziosi valichi.
Il Platzerwasel ha una pendenza del 13%
Meno conosciuto è quello che gli esperti della zona considerano il colle più duro dei Vosgi: il Platzerwasel. Si trova nei pressi della celeberrima “Route des Cretes”, la strada delle creste, che dal col du Bonhomme al Gran Ballon costituisce la spina dorsale del massiccio. Per raggiungere la “Route des Cretes” da Munster senza transitare dal Col de la Schlucht si percorre la strada del Platzerwasel, scalato anche dal Tour de France, che presenta, nel finale, passaggi di notevole difficoltà, con pendenze sino al 13%.
Ma in Alsazia le possibilità di fare cicloturismo non sono limitate ai soli Vosgi. Ci sono itinerari affascinanti che attraversano la pianura, entrando nei villaggi più pittoreschi. Una rete di piste ciclabili e greenways che si estende per 2.500 chilometri. Da non mancare la visita di Kaysersberg, dove una vecchia gloria locale, Roger Hassenforder, ex gregario di Louison Bobet e di Jacques Anquetil, gestisce una caratteristica birreria. Il suo locale è annunciato da una bella insegna ferrea che lega il passato al presente, con un ciclista impegnato su un velocipede d’inizio secolo. La forgiatura del ferro è una delle originalità alsaziane e la tradizione, rimasta viva, continua a conferire ai villaggi un aspetto pittoresco ed ospitale.
Informazioni e itinerari: Alsace by Bike, 2.500 KM di piste ciclabili in Alsazia