Caso Eroica, Tafi: «I turisti cercano le strade bianche, asfaltarle è un peccato mortale»

Andrea Tafi quest'anno durante l'Eroica Cuba
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«Stendere una macchia di asfalto su quelle strade è un peccato mortale, non dobbiamo permetterlo». Andrea Tafi è Eroico dentro: in fondo la corsa che gli ha garantito l’immortalità – la Parigi-Roubaix – non è molto diversa come spirito da quelle che si disputano sulle strade bianche della sua Toscana. Andrea l’Eroica l’ha corsa e la ama, quest’anno è stato anche all’Eroica Cuba, ha pedalato su una Colnago del 1986 che possiede da quando passò dilettante con la Magniflex. Quando passò professionista gliela lasciarono e lui la regalò a suo fratello Guido, che purtroppo è venuto a mancare durante la pandemia. Ora Andrea l’ha recuperata e restaurata, e a Cuba ha pedalato con Guido nel cuore indossando la maglia del suo paese. Perché quando corri nel passato, il tuo passato te lo porti dietro. 

La bici che è stata di Andrea, poi di suo fratello Guido

È la magia delle strade bianche e dell’Eroica. «Bisogna dare atto a Giancarlo Brocci, che è stato molto lungimirante, scelta più azzeccata non la poteva fare: ha riqualificato un territorio che era rimasto ai margini, i terreni erano in abbandono, un vero peccato. L’Eroica è stata un toccasana anche per chi abita in quelle terre, è tornato un senso di vita, si è riaccesa quella luce, una luce molto pulsante». L’Eroica è un senso che si è propagato, allargato. Prima per tutta la Toscana, poi in tutta l’Italia. «La prova più lampante l’abbiamo avuta qualche giorno fa, sono venute persone da tutto il mondo, c’era la diretta Rai, un momento veramente splendido. Queste strade, e quella zona sono tornate finalmente in auge, mi auguro che si possano conservare, anche perché portano tanto turismo».

Tafi sa esattamente di cosa parla, visto che a Lamporecchio è imprenditore del settore con il suo Borghetto, un agriturismo incantevole che gestisce con sua moglie Gloria in cui gli appartamenti si chiamano come le sue vittorie più belle. «Il 99,9% dei nostri ospiti sono stranieri, anche adesso abbiamo danesi, olandesi, tedeschi. Tantissimi mi chiedono di andare a vedere le strade bianche, a volte mi chiedono come possono fare per andare a correre l’Eroica. Mi capita anche di accompagnarli. Questa sta diventando una tradizione, qualcosa di davvero importante. È brutto vederci stendere un manto di asfalto, fa davvero male. Queste sono strade mitiche, come quelle della Roubaix».

Andrea Tafi a Cuba. 58 anni, ha vinto tra le altre Parigi-Roubaix, Giro delle Fiandre e Lombardia

Se non ci fossero stati i volontari che si sono presi cura dei tratti in pavé, la Parigi-Roubaix non ci sarebbe più, o magari sarebbe diventata una corsa qualunque. «In Francia è stato fatto il processo contrario: sono andati a cercare nuovi tratti di pavé, e quelli che ci sono vengono preservati, curati, addirittura incrementati. Guai se faremo il contrario. Al momento stiamo parlando di un solo tratto, di 1,6 chilometri, ma è significativo: se passa questo, allora possono asfaltare tutto. Perché invece non cominciano a riparare le strade quotidiane piene di buche preservando il resto? Al di là del fatto sportivo, cerchiamo di mantenere qualcosa di grande e di storico, facciamo riscoprire queste zone. Non mettiamo un macchia di catrame su tanta bellezza. Penso che anche chi vive lì possa essere d’accordo: un conto è sentire il fruscio delle ruote delle biciclette, un conto è il rumore delle macchine o dei camion».

L’idea di Andrea Tafi è molto chiara. «Penso che alla fine capiranno, ma se sarà necessario proviamo a farglielo capire noi. Ci vorrebbe un’associazione di volontari come quella degli Amici della Roubaix. Io sarei in prima fila».