Il caso Eroica e l’esempio francese: l’intuizione di Stablinski e Les Amis de Paris-Roubaix

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Quello che succede alle strade bianche della Toscana e di tutto il paese si chiama progresso. E per fermarlo, salvando quei tratti di strada che ormai sono pezzi di storia del ciclismo e del cicloturismo, serve un atto giuridico. In Francia i tratti di pavé della Parigi-Roubaix sono stati dichiarati monumenti nazionali e così sono diventati intoccabili. Poi c’è il lavoro dell’associazione Les Amis de Paris- Roubaix, che per tutti i 364 giorni l’anno che non ospitano la classica Monumento si occupano di preservare lo stato di quelle pietre leggendaria con una cura continua e alcune iniziative che hanno fatto molto parlare.

Il 1968

L’uomo che per primo ha salvato la Parigi-Roubaix dal progresso si chiamava Jean Stablinski. Nell’anno rivoluzionario per eccellenza, il 1968, quelli della Parigi-Roubaix capirono che era ora di cambiare: l’anno prima la corsa era arrivata allo sprint, niente epica, niente leggenda. Ormai erano rimasti ventidue chilometri di pavé in tutto, la caratteristica principale della Roubaix stava diventando una rarità: ogni anno ne asfaltavano un pezzo in nome del progresso, in fondo quella era la zona più industrializzata della Francia, non si poteva pensare di fermare il mondo per una domenica di corsa. Jacques Goddet, il direttore, chiamò Albert Bouvet, che era stato un corridore prima di diventare giornalista all’Equipe. «Senza pavé questa corsa muore». Bouvet decise di chiedere aiuto al suo amico Jean Stablinski, che la Roubaix non l’aveva mai vinta eppure la conosceva meglio di tutti. Prima di diventare un corridore francese, Stablinski era stato un immigrato polacco, aveva fatto il minatore. Portò Bouvet all’ingresso della miniera, che era stata il suo inferno per anni. Jean in bicicletta, l’altro in macchina. L’auto dell’Equipe si impantanò nelle pietre sconnesse, dovettero farsi prestare un trattore per tirarla fuori. Bouvet però era felice, aveva capito come avrebbero salvato la Roubaix dalla modernità. Dall’anno dopo quel tratto di pavé in mezzo alla foresta, così anacronistico, sarebbe diventato sinonimo di inferno: la foresta di Arenberg ci ha messo un’edizione a diventare mito. La Roubaix del ‘68 la vinse Eddy Merckx, che arrivò nel velodromo con la sua bella maglia arcobaleno di campione del mondo. 

Progresso contro leggenda

La Roubaix per sopravvivere ha bisogno di scansare il progresso, e di custodire il suo tesoro – il pavé – dall’avanzare della civilizzazione. I sindaci spingono per asfaltare tutto il possibile, e rendere i trasporti più facili, più veloci. Ma la tradizione, i ricordi, il passato, hanno un tempo diverso, ed è in quel tempo che si corre ogni anno la Parigi-Roubaix. Lo stesso Stablinski quando smise di correre diventò esploratore di pavé: andava in giro per il nord della Francia e ogni anno aggiungeva un pezzo di pietre alla corsa che tutti chiamano inferno. Le strade bianche sono state valorizzate da corse come l’Eroica, e quei tratti che ormai gli appassionati conoscono tanto quanto Arenberg o il Carrefour de l’Arbre meritano di essere conservati. 

Gli amici e gli studenti

Les Amis de Paris-Roubaix si impegnano a mantenere i tratti di pavé del nord della Francia e a preservare la storia della Parigi-Roubaix. Si presentano come custodi del patrimonio di questo sport. La loro missione principale? Garantire la buona reputazione della Parigi-Roubaix, ma anche mantenere, preservare e rendere accessibili i (principali) tratti in pietra della Parigi-Roubaix. Il giornalista olandese Robert Giebels ha descritto i lavori di manutenzione come: “Un equilibrio tra l’eliminazione del pericolo per i corridori e il mantenimento di un percorso estenuante”. Il presidente degli Amis, François Doulcier, il cui lavoro quotidiano è gestire una catena di montaggio in una fabbrica di automobili, non si affida solo a un gruppo di volontari per il mantenimento, ma collabora anche con gli insegnanti e gli studenti del Lycée Horticole de Lomme. Gli studenti si alternano, ogni giorno un gruppo diverso, qualunque sia il tempo. Ogni anno i volontari riparano e ripavimentano i singoli settori che ne hanno più bisogno, attingendo a una scorta di pietre ospitata vicino a Roubaix.

Le capre

Ogni anno vengono riparati circa 150 metri di lastre di pavé. Durante i lavori di manutenzione, gli studenti dispongono le pietre del selciato in uno strato di 20-30 centimetri di pietre. È un metodo ecologico (vengono utilizzati solo materiali naturali) che consente l’infiltrazione dell’acqua per prevenire l’erosione dei campi circostanti. In dirittura d’arrivo, a una settimana dalla corsa, vengono impiegate anche decine di capre trasportate e scaricate lungo i tratti in pavé con il compito di pascolare e brucare i ciuffi d’erba, che crescendo sul selciato rende la strada più complicata per i corridori. Ogni anno, infatti, si cercava di liberare i ciottoli dalle erbacce potenzialmente scivolose e viscide, ma era quasi sempre una battaglia persa. Finché non si è capito che le capre avrebbero potuto fare il lavoro alla grande. Senza Les Amis de Paris-Roubaix, nati nel 1977, la più grande gara di un giorno del calendario non avrebbe più luogo; almeno non nella sua attuale, irresistibile veste.