5MILA Marche, la Gravel di Vincenzo: «Amo questa disciplina perché è democratica»

Vincenzo è al centro. Gli altri amici sono Giordano, Michele, Stefano e Maurizio
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Tra i sessanta partecipanti alla 5MILA Gravel c’erano anche Vincenzo (“ma per tutti è il colombiano bianco”, puntualizza subito un amico) e i suoi amici della Asd 100% Bike, ovvero Giordano, Michele, Stefano e Maurizio. “È la seconda volta che partecipiamo alla gravel della 5MILA Marche – racconta Vincenzo – Il percorso era completamente diverso rispetto a quello dell’altra volta, peccato l’alluvione abbia costretto l’organizzazione a ripiegare parecchio sull’asfalto. Ma il colpo d’occhio rimane magnifico”.

Criticità sul percorso?
“No, non direi. Certo, con 70 chilometri e 1.050 metri di dislivello diciamo che un minimo di preparazione ci vuole. Altrimenti si soffre e basta, com’è accaduto oggi”.

Ovvero?
“Lo dico col massimo rispetto, io pedalo da soli quattro anni e l’agonismo non mi interessa, ma una signora dopo due chilometri è dovuta tornare indietro. Aveva dei problemi al cambio, noi l’abbiamo anche aiutata, ma al netto di questo imprevisto c’è che di base non era preparata. È pericoloso e basta, a quel punto meglio partecipare con una e-Bike”.

Pedali anche su strada?
“A dire la verità no, ma mi hanno convinto a partecipare alla Gran Fondo di domani, la mia prima in assoluto su strada. Affronterò il medio, sostituirò le gomme da 38 con cui ho pedalato oggi e via. Mentre, invece, sono principalmente un biker”.

Che differenze riscontri con la gravel?
“Sai, i percorsi meno tecnici e ostili della mountain bike sono percorribili anche con la gravel. Quelli più impervi no, e non bisogna rischiare. Io credo che chi voglia cimentarsi nel fuoristrada debba cominciare con una mountain bike: è più adatta e non favorisce le alte velocità, come al contrario succede naturalmente con la gravel, la cui posizione non è poi diversa da quella adottata su strada”.

Gravel agonistica o gravel cicloturistica?
“Per me cicloturistica, come quella di oggi. Ma non condanno chi vuole buttarsi nel gravel agonistico: il bello di questa disciplina, secondo me, è la sua democraticità. È libertà allo stato puro ed è giusto che ognuno la interpreti a modo suo”.