L’Africa è probabilmente il continente meno conosciuto e più pericoloso al mondo (sia per motivi politici, che naturali). Deserto, caldo, animali, insetti, malattie, guerre e povertà, questi i principali ostacoli che si trova di fronte chi decide di attraversare l’Africa, soprattutto se lo si fa dalla costa ovest, ossia quella più selvaggia e meno conosciuta. Ma è proprio questo sapore di avventura che ha spinto Dario e Oliver, due ragazzi toscani di soli 19 anni, a prendere e partire all’avventura.
«Tutto ha avuto inizio ai tempi della scuola – ci ha rivelato Dario Franchi al telefono -. A me e al mio amico Oliver viene in mente questa pazza idea di attraversare l’Africa in bicicletta. Allora, però, lo vedevamo più come un sogno e non come progetto realizzabile. Facendo delle ricerche ci saltò subito all’occhio il fatto che la costa ovest era una tratta poco conosciuta e poco raccontata. A quel punto, noi che siamo appassionati di documentari, fotografie e storie, ci siamo fatti gasare dal fatto di intraprendere un viaggio “esplorativo”, in un luogo dove ogni giorno non sapevamo cosa ci potesse aspettare. Questa è stata la scintilla giusta per convincerci a partire».
Decisi a compiere la loro impresa, il 10 ottobre del 2022 Dario e Oliver iniziano il loro viaggio senza avere bene in mente cosa il futuro gli avrebbe preservato: «Siamo partiti molto alla sprovvista. Nessuno dei due aveva mai affrontato un’esperienza di questo tipo. Le nostre bici erano due vecchie mountain bike degli anni ’80, avevamo pochissimi soldi e attrezzature di bassissimo livello».
Firenze è stato il punto d’incontro da lì rotta per l’Africa: «Come prima cosa abbiamo attraversato tutta l’Europa, fino alla punta più a sud della Spagna per poi entrare in Marocco. Qui è iniziata la tratta africana. Abbiamo superato tutto il Marocco, il Western Sahara e siamo arrivati in Mauritania. Superato il confine abbiamo preso il treno del ferro, che è il treno più lungo del mondo, il quale ci ha portati fino a Nouachot (capitale della Mauritania. ndr). Da qui abbiamo continuato giù verso il Senegal, dove ci siamo resi conto di essere a corto di denaro e siamo stati costretti a saltare la Guinea-Bissau, perché costava un troppo il visto. Abbiamo quindi fatto un giro molto largo e siamo entrati in Guinea-Conakry. Ma una volta arrivati nella capitale siamo stati sopraffatti da una serie di ostacoli non di poco conto. Per prima cosa scopriamo che il paese aveva chiuso le frontiere a sud a causa di una situazione geopoliticamente instabile, ci siamo anche ritrovati anche in mezzo a una sparatoria militare, e diventava così impossibile richiedere i visti per andare avanti. A questi problemi ci si aggiungeva le condizioni pietose delle nostre biciclette e i soldi quasi finiti. A quel punto ci siamo guardati negli occhi e abbiamo preso la scelta più saggia: concludere il viaggio».
Tornati a casa, però, il duo si divide. Oliver lascia il progetto, mentre Dario vuole concludere il viaggio: «Torniamo in Italia a fine aprile. Però, mentre io mi metto subito al lavoro per tornare in Africa, Oliver non vuole iniziare a pensare a un nuovo viaggio. Trattandosi di un progetto impegnativo e che richiedeva tanto tempo, ho compreso la sua scelta. Io però ero deciso a riprendere il viaggio. Mi sono quindi fatto assumere per la una stagione invernale in un rifugio, così da guadagnare un po’ di soldi e ho chiamato qualche azienda per sponsorizzare il nuovo viaggio. Ho sfruttato il 2023 e questa prima parte di 2024 per riorganizzarmi, provando a prepararmi al meglio per questa seconda trasferta in Africa. Ho studiato la tratta nei minimi dettagli, preparandomi ad affrontare ostacoli burocratici e naturali. Adesso sono pronto a ripartire, questa volta da solo, per chiudere quello che era il nostro sogno».
Venerdì è partito il secondo viaggio per l’Africa
Nonostante abbia già percorso 9.000 km, quella affrontata nel primo viaggio dai due ragazzi toscani era la parte semplice della traversata. «Mi rendo conto che la tratta dalla Guinea-Bissau fino al Sud Africa è la quella più complessa. Sia per una questione di chilometraggio, mancano ancora 13.500 km, ma soprattutto per le insidie naturali e geopolitiche che mi aspettano».
Dario ha iniziato questa sua seconda avventura in Africa venerdì scorso (23 agosto). Questa volta, però, il nativo di Borgabugiana (provincia di Lucca) si dichiara molto più cosciente dei pericoli e degli ostacoli che troverà sul suo cammino e ha anche studiato come superarli: «Nella mia testa tratta è divisa in tre. Visto il periodo in cui parto nella prima parte prenderò la stagione delle piogge. Quindi ci saranno tanti temporali che porteranno: fango lungo la strada, molta umidità, caldo e afa. Ma soprattutto vorrà dire che ci saranno tantissimi insetti. Queste saranno le difficoltà della prima parte, che è composta da circa 5.000 chilometri e tanti paesi da attraversare: Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa D’Avorio, Ghana, Togo e Benin. A volte farò 200/300 km in uno stato e sarò subito al confine con quello dopo. I problemi burocratici per i visti saranno quindi all’ordine del giorno, ma mi sono preparato anche a questo».
Nonostante le tante difficoltà già citate il pezzo più pericoloso dovrà ancora arrivare: «La seconda parte del viaggio sarà quella che comprende Nigeria, Camerun e Congo. Qui i problemi geopolitici sono enormi. Si tratta di paesi instabili, dove gli scontri tra nord e sud sono continui e cruenti. Onestamente, dei tre è il pezzo che mi preoccupa di più. Ad esempio, nella zona nord della Nigeria c’è il famoso gruppo terroristico di Boko Haram, che è tra i più pericolosi del continente. Oppure a sud è in atto la guerra civile e ci dovrò passare in mezzo. Situazioni simile ci sono anche negli altri due Stati».
L’ultimo sarà il tratto politicamente più stabile, ma dove i pericoli arriveranno dalla natura. «La tratta finale: Angola, Namibia e Sudafrica, è teoricamente la parte più semplice. Le condizioni atmosferiche dovrebbero essere migliori. Dal punto di vista della stabilità dei paesi, si l’Angola ha qualche scontro in corso, ma il Namibia e il Sudafrica non presentano questi problemi. Qui l’unico vero problema saranno le infinità di chilometri che passerò immerso nella natura. La savana sarà il paesaggio principale, soprattutto dei primi due territori, e sarà pieno di animali di ogni tipo con cui convivere».
Raccontata così sembra una follia, ma attraversare l’Africa è il sogno di Dario fin da piccolo. Il 21enne non nega di avere un po’ di paura per quello che lo aspetta, ma il desiderio di avventura vince su tutto: «Non nascondo che sono molto preoccupato per questo viaggio. Ma sono anche concentrato e focalizzato sull’obiettivo. Ho due anni in più rispetto al primo e ho imparato tanto. Certo ho ancora poca esperienza, quindi sono già sicuro che farò tantissimi errori. Però lo faccio perché sento che è un’esperienza incredibile e che mi potrebbe davvero cambiare la vita da tutti i punti di vista. Questo è l’unico viaggio che riuscirà a saziare la mia necessità di avventura. Ho questa necessità fin da bambino, mi è sempre piaciuto il mondo dell’esplorazione e questa penso sia la prova più adatta. L’Africa è il continente più avventuroso che ci sia. Certo esistono alcuni posti sulla terra ancora più selvaggi, come può essere la Papua Nuova Guinea. Però se si parla di continente l’Africa non ha paragoni».
Il secondo, come successo per il primo viaggio, sarà ovviamente tutto documentato da foto e video, che verranno riportati sui social e magari non solo: «Un altro sogno sarebbe quello di poter realizzare un documentario sui due viaggi in Africa. So benissimo che anche questo è un progetto molto ambizioso, però al mio ritorno monterò delle clip come fatto per il primo e poi vediamo se qualcuno si farà avanti per darmi una mano. In questa direzione si colloca un primo progetto che sto portando avanti con Radio Immaginaria, una radio che ha messo su un podcast, disponibile su Spotify e sul loro sito, nel quale hanno raccontato la nostra prima trasferta e mi seguiranno anche per questa nuova avventura. Poi sui nostri profili Instagram, e in parte su YouTube, abbiamo raccontato la nostra esperienza con aggiornamenti quotidiani, clip e un video da me montato, dove racconto il viaggio per intero da Firenze alla Guinea. Ovviamente non mancherò di farlo anche questa volta. Anche perché per ora questo non è un lavoro, ma io vorrei diventasse presto, perché è quello che più mi piace fare».