Mentre il Tour de France 2024 è pronto al decollo da Firenze, per BECYCLE è il momento dei saluti (e di un promettente arrivederci al 2025) dopo tre giornate molto intense vissute alla Stazione Leopolda. Per i consuntivi c’è tempo, ma dal 26 al 28 giugno l’evento di Pitti Immagine ha veramente regalato alla bicicletta un orizzonte diverso, un nuovo linguaggio per raccontarne i cambiamenti e l’evoluzione. Se oggi la bici muove significative economie, se è diventata il fulcro di elaborate strategie turistiche, è chiaro che un appuntamento come questo diventerà irrinunciabile per convogliare le diverse vibrazioni del ciclismo – quella leisure, quella sportiva, quella avventuriera – su un’unica lunghezza d’onda.
“Intercettare i gusti e le tendenze è la nostra mission – ha spiegato Raffaello Napoleone, Amministratore Delegato di Pitti Immagine – e sicuramente l’attenzione alla bicicletta è stata un’intuizione giusta. Quello che abbiamo cominciato a costruire è un evento estremamente ricercato e complesso ma di grandi prospettive, siamo appena all’inizio di una sfida appassionante.”
BECYCLE ha trovato la formula per rendere tangibile quanto business si muova su due ruote. Non è e non sarà mai una fiera in senso tradizionale, guarda ad un auditorio selezionato che comunque rimane molto consistente, date le dimensioni del fenomeno. Serve solo dare al progetto firmato Pitti il tempo necessario per aprire le ali: BECYCLE è una fuga in avanti e dunque richiede visione e perseveranza.
“Nel poco tempo disponibile per allestire questa prima edizione, inserita nella storica partenza del Tour de France da Firenze, abbiamo intessuto una trama di relazioni e di iniziative di cui possiamo essere contenti, ma già guardiamo oltre – spiega Agostino Poletto, Direttore Generale di Pitti Immagine –. Da qui ripartiamo con un lavoro analitico che ci consenta di completare il format, collocandolo nella giusta data e moltiplicandone i contenuti”.
Quindi ancora più occasioni di incontro, più approfondimenti, più personaggi per costruire un tesoro di idee e di opportunità a beneficio delle aziende e dei territori. Rispetto alla sempre più variegata umanità che pedala, BECYCLE punta dichiaratamente a diventare un “must”, un appuntamento da non mancare, e già comincia ad esserlo nell’esatto momento in cui cala il sipario su questa “premiere”.
“BECYCLE è il palcoscenico ideale per il marchio Colnago all’interno del mondo bici, – il pensiero di Manolo Bertocchi, Direttore Marketing di Colnago – Per essere stato un ‘anno zero’, è stato un evento eccezionale, e non vediamo l’ora di vedere cosa succederà negli anni a venire.”
L’ultima giornata ha richiamato nomi e proposte forti, con in testa Vincenzo Nibali. Raccontando il suo trionfo di dieci anni fa, l’ultimo vincitore italiano del Tour ha idealmente cucito un abito di classe, rigorosamente giallo, attorno a BECYCLE, vero cammeo di questa storica partenza a Firenze. “Penso che coniugare moda e ciclismo oggi sia fondamentale: abbigliamento, colori e dettagli sono sempre più importanti, lo sport è un veicolo fondamentale per la moda”, ha commentato Vincenzo.
Non a caso il genio creativo di Sir Paul Smith, lo stilista innamorato del ciclismo è stato l’ultimo colpo di pennello, condiviso con il Direttore del Tour Christian Prudhomme in chiusura di giornata. “La cosa bella di BECYCLE è il movimento, le immagini in movimento, le proiezioni. Altri eventi sono spesso troppo statici. Il ciclismo è chic, è fashionable, è tutto ciò che ho visto qui”, ha detto l’artista inglese.
I TALK DELLA TERZA GIORNATA
In una giornata popolata di grandi nomi del ciclismo su strada – oltre a Nibali anche Paolo Bettini, Alessandro Ballan, Filippo Pozzato e Nicolas Roche – ad aprire il programma di venerdì 28 è stata la passione per il gravel, tra benessere, cicloturismo e competizione, raccontata da Andrea Borchi, fondatore del Tuscany Trail.
“Il gravel è il più recente fenomeno del mondo della bicicletta, e sta avvicinando al ciclismo moltissime persone. È una realtà in grande evoluzione, ed estremamente trasversale, e nella quale all’aspetto dell’esplorazione dell’avventura va affiancandosi sempre di più anche l’aspetto racing e competitivo.”
Sulla mobilità in bici c’è, però, ancora strada da fare: di infrastrutture, opportunità e sicurezza si è discusso nel talk sulla European Cycling Declaration, con protagonisti Manuel Marsilio di Conebi, la Confederazione europea dell’industria della bici, e bike, componenti e accessori, Piero Nigrelli, responsabile del settore Ciclo di Confindustria Ancma e Francesco Baroncini (Board European Cycling Federation).
Quel che è certo è che le due ruote, in qualsiasi veste e disciplina, sono motore di benessere, anche economico. Lo dimostrano i dati illustrati da Carmelo Carbotti di Banca IFIS e Mirco Lalli di Data Appeal: se l’industria subisce un fisiologico calo dopo il biennio 2021-2022, non si arresta l’ascesa del cicloturismo, con una crescita dei viaggiatori in bicicletta da 6,3 a 7,5 milioni, con aumento di valore pari a due miliardi. Importante anche l’impatto economico del Grand Depart italiano del Tour de France, che genererà introiti per 54 milioni di dollari, coinvolgendo 730.000 partecipanti.
Proprio sulla Grande Boucle alle porte si è espresso anche Vincenzo Nibali, che rimane ad oggi l’ultimo italiano ad aver indossato la maglia gialla sul podio finale del Tour de France (nel 2014, dieci anni fa), e anche ad aver colto un successo di tappa, nel 2019. “Per come ha vinto il Giro d’Italia, il favorito per il Tour de France non può che essere Tadej Pogacar. Dopo il grave incidente dei mesi scorsi, Jonas Vingegaard rimane un’incognita: si può dire che rispetto all’anno scorso le posizioni in partenza si siano invertite, ma il bello del ciclismo è che in tre settimane può accadere di tutto.”
Dopo il Tour de France sarà tempo di Olimpiadi, e il pensiero del CT Daniele Bennati è già rivolto alla sfida a cinque cerchi: “Il nostro contingente al Tour è piccolo ma di qualità, e mi auguro che già dalle tappe italiane possa arrivare qualche segnale importante. Anche per Parigi avremo diverse frecce al nostro arco, anche se è presto per ufficializzare dei nomi: sarà un percorso impegnativo dal punto di vista planimetrico più che altimetrico per atleti di fondo e dotati di esplosività. Vedo benissimo il Belgio, ma anche la Slovenia.”
Dal presidente FCI Cordiano Dagnoni arriva invece un endorsement importante per il progetto BECYCLE: “Ciclismo e moda, biciclette e lusso hanno molti punti di contatto, soprattutto in Italia, e un contesto come questo le valorizza ai massimi livelli. Credo che questo format sia destinato a un grande successo.”
Il bello del ciclismo, raccontato anche dagli scatti di Leon Van Bon, Francesco Rachello ed Eloise Mavian (Tornanti.cc), è stato poi al centro del confronto fra Sir Paul Smith e lo scrittore Fabio Genovesi, che sul palco hanno espresso tutta l’intesa di un’amicizia di lunga data.
“Quando iniziai ad appassionarmi al ciclismo, i punti di contatto con il mondo dello stile erano molto meno evidenti: oggi la bicicletta è bellezza, ricerca dell’eleganza, dal mezzo all’abbigliamento fino agli accessori,” ha spiegato lo stilista, che a BECYCLE ha portato la sua fenomenale collezione di cimeli e memorabilia ciclistiche, al centro della mostra “Paul’s World of Cycling”. “Da ragazzo volevo fare il corridore, solo dopo una brutta caduta a 18 anni scoprii il mondo della moda: fui il primo designer a ‘scoprire’ la Leopolda e chiedere di poter tenere una sfilata qui. Questa è per me la chiusura di un cerchio.”
E la passione per il ciclismo unisce persone e storie diverse, come quella di Linus, la cui verve irriducibile si esprime in radio davanti a un microfono come negli sport che ama, e quella proprio di Fabio Genovesi. “Una volta, su suggerimento di un ascoltatore, ho persino deciso di pedalare dalla Romagna a Milano in una sola notte. Ci abbiamo messo 13 ore, sbagliando strada due volte, e finendo scortati dalla polizia in tangenziale a Cesena, ma per me resta un’esperienza indimenticabile. E non mi sentivo nemmeno così stanco!” ha raccontato lo speaker.
“Nel ciclismo il tempo non esiste: quello che è stato, è ancora; e quello che deve ancora essere già è stato,” ha aggiunto Genovesi. “Dal futuro, auspico che si torni un po’ al passato, la troppa tecnologia mi fa paura. Alle persone piacciono passione, cuore ed eroi.”