Dentro il successo della Granfondo BGY Airport di Bergamo

BGY Airport
Sono stati 2.300 gli iscritti della 2ª edizione della Granfondo BGY Airport (foto Marco Quaranta).
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Ha incrementato i propri iscritti del trenta per cento la Granfondo BGY Airport di Bergamo (qui il sito ufficiale), un dato incredibile se si pensa al trend delle prove amatoriali. Segno che il movimento premia chi lavora bene e lo fa con qualità. La manifestazione organizzata dalla GMS ha stupito tutti con servizi accurati e tanta attenzione ai dettagli, come la consegna dei pacchi gara nella nuova sede Santini e la “bike room” all’aeroporto di Bergamo per chi ha deciso di partecipare all’evento spostandosi in aereo. In tanti, soprattutto stranieri, hanno approfittato di questa soluzione.
E allora a una settimana dall’evento (per conoscere come è andata e chi ha vinto, cliccate qui) abbiamo raggiunto telefonicamente l’organizzatore storico della manifestazione, Beppe Manenti. A lui abbiamo chiesto quali sono sono i segreti del successo dell’evento lombardo, che si conferma ogni anno ad altissimi livelli.

Beppe, una bella conferma di pubblico per la BGY Airport. Siete soddisfatti?

«Siamo abituati a non accontentarci mai, ma la crescita delle iscrizioni rispetto allo scorso anno è un bel segnale per il futuro. Stiamo tornando pian piano ai livelli pre-covid e non era certo scontato. Paghiamo lo scotto del cambio di nome, ma i granfondisti stanno capendo che noi, in fondo, non siamo mai cambiati».

Qual è il dato più positivo di questa edizione 2024?

«Abbiamo attirato tanti sponsor extra settore e questo significa che stiamo lavorando bene. E poi circa il 33 per cento dei partecipanti era al debutto assoluto nella nostra prova. Segno che abbiamo attirato molte nuove leve. Ma anche i dati di molte altre Gran Fondo sono positivi, quindi si può sperare di tornare ai numeri di una volta. Adesso bisogna “recuperare” i vecchi iscritti. Quando cambi nome perdi una parte dello zoccolo duro che ha sempre partecipato».

Per quale motivo?

«Principalmente per abitudine. Si fa fatica a far capire che sotto il nuovo nome c’è la stessa manifestazione di sempre, la stessa organizzazione, con uguali servizi. Ci stiamo riuscendo pian piano e siamo ancora qui con numeri alti».

Una caratteristica della vostra Gran Fondo è quella di avere sempre tre percorsi. Avete mai pensato a cambiare?

«Assolutamente no. Ci sono tanti motivi per non cambiare. Il primo è che vogliamo dare un’identità alla prova, che è sempre stata su tre percorsi, proprio per permettere a tutti di poter partecipare, con qualsiasi preparazione. Ognuno può decidere, anche in corsa, cosa vuole fare».

E il secondo?

«Per la sicurezza. Sul nostro percorso lavorano circa 800 persone e ogni addetto ai lavori sa cosa deve fare. Conosciamo le criticità, i passaggi più delicati, le curve pericolose. In questo modo possiamo prevenire i problemi. Quando parliamo di un’organizzazione non bisogna considerare soltanto la professionalità, ma anche l’esperienza. Quest’ultima è fondamentale e non si può comprare. Cambiare tracciato per la BGY Airport significherebbe riprogettare da zero i ponti radio, trovare delle nuove piazzole per gli elicotteri, dei nuovi punti per le postazioni fisse delle ambulanze, ricominciare il dialogo con gli enti…».

Organizzare una Gran Fondo costa sempre di più se si vogliono rispettare determinati standard. Ma voi siete anche riusciti a fare “formazione”, giusto?

«Sì, ma con un importante impegno economico. Abbiamo formato ben 287 Asa, che prestano servizio in tantissimi eventi. Ma andiamo fieri di questo, è stato un investimento per il futuro».

Quanto costa organizzare la Granfondo BGY Airport?

«Con questi standard di servizi ci vogliono circa 300.000 euro. Basta fare due conti per capire che bisogna avere degli sponsor importanti per stare in piedi e non bastano soltanto le iscrizioni».

Anche perché la vostra Gran Fondo chiude sempre le iscrizioni con un po’ di anticipo…

«Sì, esatto. Anche quest’anno le abbiamo chiuse qualche giorno prima, lasciando fuori parecchia gente. Ma un’organizzazione deve pensare alla qualità di quello che offre. Magari avremo qualche iscritto in meno, ma garantiamo a tutti lo stesso identico trattamento».

Quanto conta il dialogo e la conoscenza del territorio?

«È la cosa più importante per una Gran Fondo e per un’organizzazione. Quest’anno abbiamo conquistato due ore di chiusura del traffico e questo puoi ottenerlo soltanto con un’informazione puntuale con le amministrazioni. Attraversiamo 37 territori comunali, 7 soltanto negli ultimi dieci chilometri. Appena esce il nuovo calendario iniziamo a fare informazione, comunicando a tutti la data della Gran Fondo, anche alle parrocchie. Maggio è il mese delle comunioni e delle cresime e tutti devono sapere come raggiungere i luoghi interessati dal passaggio della corsa. Il nostro è un territorio bellissimo, ma con una viabilità particolare. Se vuoi chiudere la strada devi trovare un’alternativa per i cittadini. Ma solo così si riesce ad andare avanti per 27 edizioni come abbiamo fatto noi».

La filosofia di GMS è sempre stata quella di apportare piccoli cambiamenti?

«Diciamo che se una cosa funziona non ha senso cambiarla. Abbiamo però sempre apportato delle piccole migliorie alla Gran Fondo. Quest’anno c’è stato il debutto del ritiro pacchi gara nella nuova “casa” di Santini, al quartiere Malpensata. Poi però la domenica abbiamo lasciato tutto inalterato, perché la Gran Fondo piace così».

Siete conosciuti però più per i vostri servizi…

«Sì esatto. In tanti ci fanno i complimenti per i ristori, in cui trovano sempre di tutto, ma siamo pronti anche a redarguire persone che esagerano, magari prendendo al ristoro quantità esagerate e penalizzando un altro ciclista. Quest’anno ho squalificato personalmente due atleti che hanno saltato la griglia per entrare davanti alla corsa. Fortuna che questi atteggiamenti, come quelli di chi sporca, sono sempre di meno. Ma la nostra forza è anche un’altra…

Quale?

«Tutto il materiale di GMS è di nostra proprietà, dalla tanica di benzina al gruppo elettrogeno, dalle transenne alle fascette per i cartelli. Negli anni abbiamo acquistato tutto il materiale che serve per realizzare una Gran Fondo e siamo pronti ad aiutare anche chi ha bisogno di questo materiale ovviamente. Questo ci permette di non dipendere da nessuno».