L’Antartide, al contrario di ciò che si crede, non è affatto il Polo Sud. Quello che di solito chiamiamo Polo Sud è solo un minuscolo punto più o meno al centro dell’immenso continente che lo contiene. Proprio questa gigantesca estensione è l’Antartide: il quarto continente più vasto del pianeta. È persino – e non di poco – più esteso dell’Europa. Ma in realtà non è affatto un continente come gli altri. L’Antartide è pressoché privo di ciò che chiamiamo “terra” perché è composto interamente di ghiaccio. Un’immensa distesa bianca, ma che mediamente raggiunge l’altezza di 1600 metri sul livello del mare. Così Omar Di Felice, dopo essere sbarcato sul punto più vicino al Sudamerica – la Base Generale Bernardo O’ Higgins – e aver pedalato per pochi chilometri su una pianura di ghiaccio in gran parte uniforme, dovrà iniziare a salire per colmare quel dislivello…
È uno sforzo difficile da immaginare. Pedalerà con temperature che oscilleranno tra i -20 gradi centigradi vicino alla costa e i -40 quando salirà e s’inoltrerà sul Plateau Antartico verso il Polo Sud, trainando sin dalla partenza la slitta con sopra tutto il necessario per sopravvivere per i sessantacinque giorni previsti per la traversata. «Vorrei innanzitutto raggiungere il Polo Sud geografico e, una volta raggiunto, valuterò se proseguire oltre per arrivare all’Oceano Indiano, di fronte all’Australia. È un’avventura difficile da prevedere, perché le condizioni atmosferiche sono il giudice inappellabile per la riuscita dell’impresa. Il vento e il freddo laggiù sono spietati. Laddove non c’è né latitudine né longitudine, si è completamente in balìa degli elementi. È un luogo in cui l’uomo è minuscolo, quasi inesistente, di fronte alla potenza della natura».
Ancora oggi a quasi 200 anni dalla scoperta dell’Antartide e a 120 anni dalla spedizione Nimrod del comandante Shackleton, ogni cosa che riguarda il Continente di Ghiaccio è completamente affidata al libero arbitrio degli elementi, che è poi ciò che ha sempre attratto coloro che adorano l’avventura estrema. Ed è proprio un’impresa estrema quella che intraprenderà Omar Di Felice, che pedalerà sull’altopiano ghiacciato trascinando con sé una slitta carica di tutto l’indispensabile per la sopravvivenza. Dall’alto apparirà come un minuscolo punto che si muove piano su un continente immenso e bianco. Un piccolissimo punto all’inseguimento del Grande Sogno Antartico che, al tempo stesso, si accompagnerà a una missione altrettanto importante. «È certamente un’avventura lungamente desiderata, ma non è solo una questione di pedalare in un luogo estremo. Ho voluto che sia anche un tentativo di traversata che porta con sé dei segnali forti che riescano a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche di ambiente e clima. Proprio in Antartide, con lo scioglimento dei ghiacci, si percepiscono maggiormente gli effetti dei mutamenti climatici. Antarctica Unlimited vuole gettare ancor più luce su un problema che bisogna affrontare con urgenza».
Questo intento è evidenziato dalle Warming Stripes che costituiscono la livrea della speciale fat bike costruita appositamente da Wilier Triestina per accompagnare Omar Di Felice nell’avventura più difficile della sua carriera. «Sono felice che Ed Hawkins abbia dato l’ok per decorare con i colori delle sue stripes la bicicletta che userò per Antarctica Unlimited. Scienza e ultraciclismo, una a fianco all’altra per una grande operazione di sensibilizzazione su una delle questioni critiche più attuali e importanti: la sopravvivenza del pianeta».