Sicurezza stradale, Garzelli racconta: «In Spagna è tutto un altro mondo!»

Garzelli
Stefano Garzelli in una foto d'archivio
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Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Stefano Garzelli, uno dei migliori scalatori italiani e vincitore di un’edizione del Giro d’Italia del 2000. Da diversi anni ormai vive in Spagna insieme alla moglie ed i figli e lo abbiamo contattato per farci raccontare come si pedala lì da lui. La prime parole che sono uscite dalla sua bocca sono state: «In Spagna è tutto un altro mondo!». Forse perché utilizzare il casco era obbligatorio già quindici anni fa o forse perché la legge del 1,5 metri c’è già da anni, sta di fatto che lì è importante proteggere gli utenti più vulnerabili e che sicuramente c’è molto più rispetto nei confronti di chi pedala.

«Dall’anno scorso hanno anche rinnovato la legge passando ai due metri di distanza, oltre al fatto che un automobile non può sorpassare i ciclisti a più di 20 chilometri orari di differenza rispetto alla loro velocità». Sicuramente in Italia la tolleranza nei confronti di chi va in bicicletta è davvero poca. Stefano ci ha invece raccontato di quanto siano rispettosi gli automobilisti spagnoli: «è molto semplice, qui la gente se non c’è lo spazio sufficiente non sorpassa, rimane in coda ed aspetta il momento giusto in cui poter sorpassare in totale sicurezza».

Lo stile di vita degli spagnoli influisce? Risponde Garzelli

Sarà forse il loro stile di vita a fare la differenza o lo saranno invece le severe conseguenze riservate a chi non rispetta le regole? Forse gli italiani sono più sottoposti ad uno stress quotidiano che ne influenza le azioni e che li rende indisponenti di fronte ad un’attesa. «Per gli spagnoli non è un problema aspettare un minuto in più» ci ha detto Stefano.

È pur vero che in Italia non ci sono molti tratti di strada lungo le quali una linea viola delimita numerosissime piste ciclabili, anzi, in molte zone del nostro Paese le ciclabili non ci sono affatto. Oltre al fatto che lì si può tranquillamente pedalare affiancati perché è previsto dalla legge. Garzelli, oltre ad essere un commentatore tecnico della Rai, segue anche una squadra di ciclismo giovanile spagnola. Ci ha raccontato che «i più piccoli si allenano in una zona chiusa al traffico ma gli allievi li facciamo girare su strada, qui mi sento molto più tranquillo». In Italia avrebbe sicuramente più paura…

Per ulteriori informazioni, www.accpi.it