Cingolani Bike Shop, Francesco racconta il dramma dell’alluvione: «Il fango ha sommerso le nostre bici»

Lo staff di Cingolani Bike Shop
Tempo di lettura: 3 minuti

Anni e anni di sacrifici fatti a brandelli. Carcasse di auto, l’acqua che arriva come una bomba e devasta qualsiasi cosa si trova davanti. Il dopo diventa un percorso a ostacoli, un cammino ispido tra le sabbie mobili, tra il cumulo dei detriti, i massi, gli alberi e i rottami. La furia dell’alluvione nelle Marche ha devastato tutto e anche un’azienda-simbolo delle bike-industry marchigiani è stata colpita al cuore: Cingolani Bike Shop, fondata nel 1992 da Amos Cingolani e Antonella Giuliani che proprio quest’anno ha festeggiato i primi trenta anni di attività. Francesco, uno dei figli che dal 2004 è impegnato direttamente nel Bike Shop, ci racconta con la voce rotta dal dolore, il dramma di quelle ore. Le bici sommerse dal fango, centinaia di migliaia di euro di materiale danneggiato. E la voglia di ripartire e non arrendersi, con la speranza che nessuno si dimentichi di loro.

Francesco, iniziamo dalla domanda più importante: come state?

«A livello fisico non abbiamo avuto problemi, tutto ok».

Quando è arrivata l’alluvione, voi dove eravate?

«Noi eravamo appena tornati a casa, perché è arrivata verso le nove. Abitiamo a meno di un chilometro, ma un quarto d’ora prima non c’era nulla. Pioveva normalmente».

Quando siete tornati al negozio?

«Ci siamo accorti che stesse arrivando l’alluvione mentre eravamo a casa e abbiamo messo in salvo tutti i mezzi. In negozio non avremmo potuto fare niente. Siamo arrivati dopo una mezz’ora e c’era un fiume d’acqua. Fuori era tutto pieno di fango e le bici cominciavano a uscire fuori. Le porte erano sfondate e sotto non si poteva andare perché era pieno d’acqua. Sotto siamo andati dopo qualche ora e abbiamo visto tutto il disastro che ci aspettava. Tutto il materiale e le bici sommersi dal fango».

Quali sono state le prime sensazioni davanti a quella scena?

«Lì per lì ti rendi conto di poco. Iniziamo a realizzare adesso. Siamo arrivati noi della famiglia, cinque-sei persone e in più con noi c’erano i ragazzi che lavorano qui da noi».

Le immagini strazianti dai vostri Social sono arrivate ovunque. Avete recuperato e sistemato le bici?

«Le abbiamo spostate in un deposito e ancora sono da sistemare. Per prima cosa abbiamo sistemato i locali. Abbiamo salvato quello che si poteva salvare, il materiale che si trovava più in alto. Le scarpe e le bici sono ancora tutte là da sistemare».

Prima mi hai detto che ti trovavi con l’assicurazione. Le prime stime parlano di almeno due miliardi di danni nelle Marche. Voi avete fatto una stima?

«Noi ancora non abbiamo fatto una stima di danni. Si parla comunque di svariate centinaia di migliaia di euro di materiale. Ma non è stata fatta la stima».

Oggi è una giornata di lutto cittadino e presto bisognerà pensare a come ripartire, senza dimenticare quanto è successo.

«La zona che è stata colpita dall’alluvione è più larga di quanto pensassi. Spero che finita questa settimana, i telegiornali e tutti quelli che ne parlano, non si dimentichino di noi».

La forza dei marchigiani è un marchio infuocato che vi contraddistingue. Da qui ora si deve pensare al futuro.

«Innanzitutto grazie a tutti i ragazzi che sono stati qui con noi e insieme ai loro familiari ci hanno dato una grossa mano. Grazie anche ai clienti che ci sono stati vicino. Ora ci servirà fare di più di quanto fatto finora, ma i ragazzi sono tutti motivati per ripartire il prima possibile. Tante aziende ci hanno dato la disponibilità per recuperare il materiale, perché da buttare ce n’è veramente tanto».