Mate, ma non ti stanchi mai? Finisce la Vuelta e pedala 1000 km per tornare a casa: anche i pro’ sono cicloviaggiatori

Mate durante il suo viaggio da Santiago de Compostela, incrocia un contadino (foto: Instagram/Luis Angel Mate)
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Coraggio lasciare tutto indietro e andare Partire per ricominciare. Che non c’è niente di più vero di un miraggio. E per quanta strada ancora c’è da fare. Amerai il finale. Il ciclismo è uno sport antico nella sua modernità. A volte ci si dimentica che le cose che contano non sono watt, tabelle, potenziometri, calcoli e studi infinitesimali, ma il viaggio affrontato con il cuore, le gambe e la testa che hanno fatto diventare leggenda uno sport di fatica. Luis Angel Mate, dopo i 3417 chilometri percorsi in ventuno tappe alla Vuelta, ha scelto di tornare a casa in bicicletta percorrendo altri mille chilometri. Ve lo raccontiamo su quicicloturismo, quando anche i pro’ sono cicloviaggiatori.

Luis Angel Mate: dalla Vuelta ai 1000 chilometri per tornare a casa

Luis Angel Mate con la Vuelta 2021 ha concluso il sedicesimo Grande Giro della sua carriera: il 37enne spagnolo è partito da Santiago de Compostela (nella Galizia nord-occidentale della Spagna), dove si è conclusa la gara iberica pedalando per sette giorni verso la città di Marbella (in Andalusia sulla costa mediterranea).

«Sembrava un’opportunità unica per potersi godere la bicicletta in modo diverso dai miei avversari, lontano dallo stress, dalle frenate al limite, dalle cadute e dai watt – ha dichiarato MateVolevo semplicemente prendere la mia bicicletta e tornare a casa senza usare l’auto o l’aereo, ma usando le mie gambe per essere in armonia con me stesso e con ciò che mi circonda».

Luis Angel è arrivato a casa sabato e ha preso ispirazione proprio dalla meta conclusiva della Vuelta, Santiago di Compostela, nota per il famoso Cammino diventato Patrimonio dell’Unesco nel 1985. Il suo primo Grande Giro risale alla Vuelta del 2011 con la Cofidis: 63° in classifica generale con il miglior piazzamento conquistato nella ventesima tappa da Bilbao a Vitoria (17°).

Ma qui non contano punteggi, distacchi, abbuoni. Fondamentale è la voglia di esplorare ascoltando la voce silenziosa dei pedali, delle ruote e dell’ambiente circostante. Diversi pro’ prima di Mate hanno realizzato questa esperienza bellissima e tra questi c’è anche Daniel Oss, che potremmo definire il “pioniere” dei cicloviaggi professionistici.

Da Oss a De Gendt e Wellens: quando i pro’ riscoprono il piacere della bici

Il primo a farlo è stato Daniel Oss con il suo progetto Just ride, ossia “pedalare solo per me stesso”, pedalare per pedalare, “senza guardare i watt”, con chi trova si trova per strada, per prendersi il tempo di guardarsi attorno e godersi tutto il meglio che scorre al di là delle ruote.

Poi sono arrivati Larry Warbasse e Conor Dunne e il loro #NoGoTour: un po’ atto di protesta contro la chiusura della loro squadra, la AquaBlue Sport, soprattutto un modo di fare quello che più piace: pedalare e fregarsene per un po’ di tutto il resto, delle gare, delle classifiche, dei premi.

E a seguire nel 2018 i due belgi, Thomas De Gendt e Tim Wellens, che hanno deciso che l’idea del viaggio fosse una cosa buona e giusta. I corridori della Lotto hanno deciso che un viaggio in bicicletta dopo un anno di gare era il modo migliore di terminare la stagione. Così sono partiti ieri da Como con direzione Semmerzake, Belgio.

In mezzo un migliaio di chilometri e sei giorni di pedalate. L’hanno chiamata #TheFinalBreakaway, “una buona idea per farsi un ultimo giretto prima di iniziare le vacanze”, hanno detto i due alla televisione belga. Una “scampagnata” con il minimo indispensabile, senza rincorrere il tempo, solo per riempirsi gli occhi di “tutto quello che non riusciamo a goderci in corsa”. Lasciarsi tutto indietro e godersi il finale. Del prossimo viaggio incantevole in sella alla bici.